TEORIE DELLA COMUNICAZIONE
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NOAM CHOMSKY

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Noam Chomsky (nato a Philadelphia il 7 dicembre del 1928) è un linguista statunitense.

Oltre ad essere uno dei più brillanti ed innovativi linguisti viventi, il suo impegno politico e sociale, le sue prese di posizione nei confronti della politica americana lo hanno reso uno degli intellettuali più celebri e seguiti della sinistra radicale americana. Le sue "rivoluzionarie" teorie linguistiche hanno fornito e continuamente forniscono interessanti e fecondi spunti di riflessione anche in ambito filosofico, psicologico, evoluzionistico, neurologico.

Formatosi all'Università della Pennsylvania dove ha come maestro di linguistica Zellig Harris, nel 1955, dopo la specializzazione ad Harvard, Chomsky comincia la sua carriera al MIT, nella vicina Boston, dove forma un nutrito gruppo di collaboratori e studiosi, e dove tuttora opera ed insegna.

Opere di linguistica

Chomsky, dopo qualche articolo, pubblica nel 1957 il volume Syntactic structures (Le strutture della sintassi), che contiene in nuce la sua teoria rivoluzionaria sulla grammatica generativo-trasformazionale.

Nel 1959 pubblica una lunga e ormai classica recensione del volume di Burrhus Frederic Skinner, allora il più noto esponente del comportamentismo, Verbal behavior: lo scritto contiene una critica esplicita ed argomentata del comportamentismo, dal quale Chomsky aveva preso le distanze.

Tra il 1965 e il 1966 escono le due opere che fissano in maniera quasi definitiva, sia le posizioni specificamente linguistiche sia le posizioni e le ascendenze filosofiche generali dell'autore: Aspects of the theory of syntax nel 1965 e Cartesian linguistics nel 1966.

Una ulteriore precisazione di tali posizioni è proposta in Language and mind, del 1968. Chomsky, a questa data, è ormai il più influente studioso di linguistica sia nel suo paese, sia in gran parte del mondo. Lo studioso non cessa di approfondire e difendere le sue teorie, nei dibattiti frequenti e vivaci dei successivi anni, in numerosi articoli e saggi, talvolta raccolti in volume. Alcuni fra i più significativi sono: The logical structure of linguistic theory del 1975, Reflections on language del 1976, Language and problems of knowledge del 1988.

Nelle opere del 1957 e del 1965 Chomsky offre una descrizione formalizzata, di un livello e di una strutturazione quasi matematici, della grammatica e delle strutture sintattiche del nostro linguaggio.

La creatività viene considerata come una delle caratteristiche fondamentali del modo di usare il linguaggio: rispetto al numero limitato di parole e di regole esistenti, noi tendiamo a creare qualcosa di nuovo, non riducibile in maniera meccanica alle regole grammaticali, anche se da esse, in qualche modo, "generato". La grammatica quindi, "genera" enunciati, nel senso che sta alla loro base, ma non li produce in maniera meccanica una volta per tutte. Poiché la conoscenza di una lingua è per Chomsky capacità di produrre e comprendere un numero virtualmente infinito di frasi, cioè anche frasi nuove, mai prodotte o udite prima, di questo deve dar conto una grammatica.
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Impegno politico

La posizione di Chomsky nel campo della linguistica è tuttora quella di un innovatore radicale che ha fatto scuola in tutto il mondo, ma il suo pensiero non si è limitato alla linguistica. Chomsky è anche molto noto per le sue prese di posizione politiche, nelle quali ha duramente denunciato la strumentalizzazione della totalità dei mezzi d'informazione statunitensi, da parte delle potenti lobby economiche esistenti in quel paese, e la politica imperialista e militarista delle amministrazioni USA, da Roosevelt in poi (American power and the new mandarins 1969, At war with Asia 1970, Human rights and american foreign policy 1978).

Grazie ad un minuzioso lavoro di studio e interpretazione di una immensa mole di ogni tipo di documenti, Chomsky è riuscito a smascherare numerosi casi di utilizzo fraudolento delle informazioni, nonché ad evidenziare la piattezza conformistica dei media.

Il meccanismo attraverso cui si attua questo livellamento, è costituito dalla "fissazione delle priorità": esiste un certo numero di mezzi di informazione che determinano una sorta di struttura prioritaria delle notizie, alla quale i media minori devono più o meno adattarsi a causa della scarsità delle risorse a disposizione. Le fonti primarie che fissano le priorità, sono grandi società commerciali a redditività molto alta, e nella grande maggioranza sono collegate a gruppi economici ancora più grandi. L'obiettivo è quello che Chomsky definisce come la "fabbrica del consenso", ossia un sistema di propaganda estremamente efficace per il controllo e la manipolazione dell'opinione pubblica (Manufacturing consent: the political economy of the mass media 1988, Understanding power: the indispensabile Chomsky 2002).

Nonostante fossero oggetto di aspre critiche per le sue posizioni vicine al movimento anti-globalizzazione, i maggiori organi d'informazione hanno dimostrato grande considerazione e stima per lo studioso. Il New York Times scrive: "Ci sono buone ragioni per pensare che Chomsky sia il più importante intellettuale vivente", The Nation: "Noam Chomsky è una fonte inesauribile di sapere", The Guardian: "Insieme a Marx, Shakespeare e la Bibbia, Chomsky è tra le dieci fonti più citate nella storia della cultura".