TEORIE DELLA COMUNICAZIONE
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Tendenze nel mondo dell’informazione – Riflessioni sul giornalismo in rete
Dunque, l’importante funzione dei mass media di rendere il mondo comprensibile a noi piccoli essere umani va semplicemente perduto? Come dice il proverbio, se Maometto non va alla montagna, la montagna va a Maometto, ed è dunque necessario osservare ed attuare un cambio di prospettiva.
Internet e il suo sviluppo nel World Wide Web, ha portato una vera e propria rivoluzione nel campo della comunicazione. Infatti, il nuovo concetto di interattività sposta l’azione dal semplice ricevere le notizie, come per giornali e televisione, a poterle andare a cercare.
Negli “antichi” mezzi di comunicazione era ovviamente possibile interessarsi verso un argomento e quindi vedere un certo programma o leggere una determinata rivista/libro per approfondire le proprie conoscenze, ma esisteva comunque la limitazione di poter accedere solo a ciò che veniva offerto e, per determinati argomenti, la scelta non è mai stata molto ampia.
Cosa accade invece con Internet? Innanzitutto la scelta e il tipo di contenuto diventato ampissimi e soprattutto a portata di mano. Con pochi click del mouse possiamo raggiungere un sito web in Argentina come anche in India e, sebbene ci possano essere difficoltà di comprensione linguistica, stanno nascendo sempre migliori traduttori automatici, che anche se in maniera a volte comica, ci riportano per lo meno il senso del discorso. (Ma questo, scusate la ripetizione, è proprio un altro discorso).
La rete offre anche la possibilità di utilizzare contenuti multimediali, come video, audio, immagini, tutto a portata di mano, grazie a cui la nostra sete di conoscenza può essere colmata.
Cosa succede dunque? Richiamandomi all’approccio dei cosiddetti Uses and Gratifications possiamo dunque definire l’utente di internet finalmente come un soggetto veramente attivo nella scelta dei contenuti, con la possibilità di navigare attraverso le notizie di cui egli è interessato e di crearsi un percorso personale; ma egli ha anche la possibilità di una vera e propria interazione, attraverso le chat, i forum di discussione e anche gli attualissimi blog, che potremmo quasi definire giornali online (e qui si potrebbe riflettere sul fatto della formazione di giornali “casalinghi” e sul discorso di una finalmente reale libertà di stampa e diffusione delle idee in maniera praticamente gratuita, ma cerco, con difficoltà, di non divagare)
La rivoluzione di Internet ha portato quindi un cambiamento radicale nella concezione dei giornali, un cambiamento che ha sicuramente ancora bisogno di una lungo processo per essere assimilato e compreso, sia dai lettori che dagli editori stessi. Molti quesiti si pongono sulla base di queste riflessioni.
Se la forma tradizionale di giornalismo non riesce più a soddisfare tutti i bisogni di un lettore interessato, ma solamente il bisogno generale di informazione, allora in che direzione si evolverà la stampa? Rimarranno sempre i giornali stampati e i telegiornali come contenitore di informazioni generaliste o il lettore, alla ricerca di soddisfazione del suo bisogno di conoscenza e comprensione del mondo che lo circonda, si sposterà dove la quantità di informazioni, dalla forma scritta a quella audiovisiva, e la possibilità di informarsi, anche attraverso opinioni contrastanti, sono presenti?
E quindi quali saranno le risposte dei giornali? Le loro notizie si sposteranno per la maggior parte sul web (con, ad esempio, un suggerimento a guardare il sito web per maggiori approfondimenti alla fine di ogni articolo cartaceo) o le edizioni stampate diventeranno più simili ad un libro piuttosto che ad un quotidiano, come spesso accade ogni giorno con inserti per ogni gusto, nel tentativo di soddisfare ogni lettore e attrarlo all’acquisto?
Credo che la risposta rimanga più nelle mani dei lettori che in quelle degli editori. Devo infatti purtroppo notare l’ancora scarsissimo livello di informatizzazione in Italia rispetto al resto d’Europa (dovuto soprattutto ai costi molto alti delle connessioni a banda larga), che lascia quindi il nostro paese un passo indietro rispetto agli altri (non inizio per questo motivo nemmeno il discorso sulla necessità di una media literacy da parte dell’utente – ritengo già abbastanza buono nel nostro contesto l’uso dei mezzi comunicativi online, si potrebbe definirla come una fase di sperimentazione, come un bambino che gioca).
Concludo osservando come prendano sempre più piede all’interno
della rete siti web dove invece di fornire solo informazioni, viene offerta
all’utente stesso la possibilità di fornire informazioni, e diventare
quindi parte attiva della rete. Dalle informazioni personali di myspace.com
(più di 50 milioni di utenti) agli oramai incalcolabili blog, passando
attraverso le nuove offerte di condividere video fatti in casa, sembra che la
tendenza della rete sia di far diventare ogni navigatore un piccolo editore
di contenuti, attraverso i quali la rete può diventare una biblioteca
del sapere universale, senza distinzione tra alta e bassa cultura, ma solamente
come luogo dove tutte le varie sfaccettature del mondo possono essere viste,
basta essere interessati e cercare. Ma non è proprio ciò che ogni
essere umano fa di natura?
P.M - Giugno 2006
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